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Taranto, Caos rifiuti Ilva pronta a dimostrare la propria innocenza

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La notizia del traffico illecito di rifiuti a Taranto coinvolge Ilva, Cementir ed Enel: la magistratura tenta di far luce, tramite un’indagine disposta dalla Procura di Lecce. Gli inquirenti hanno già disposto il sequestro dell’equivalente del profitto ingiusto ottenuto tra il mese di settembre 2011 e il 2016. L’operazione “Araba Fenice” ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati di ben 31 soggetti appartenenti alle tre società sopra enunciate, che dovranno ora dimostrare la loro eventuale estraneità ai fatti.

Per ciò che concerne Ilva, le autorità hanno mosso accuse legate alla cessione della loppa d’altoforno della Cementir di Taranto per la produzione di cemento. I macchinari utilizzati dall’impresa secondo gli inquirenti non rispetterebbe gli standard previsti dalle normative comunitarie vigenti. Nonostante le gravi accuse, i commissari straordinari di Ilva indagati hanno voluto subito mettersi a disposizione della Procura ed hanno fornito le dovute risposte alle accuse mosse. In una nota diffusa da Piero Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi, hanno precisato proprio la volontà di collaborare e dimostrare l’estraneità della società nell’intera vicenda.

Ilva è sicura di poter dimostrare di aver operato in maniera corretta e nel pieno rispetto delle normative comunitarie, sia nella gestione che nello smaltimento dei rifiuti. Le ulteriori indagini consentiranno di comprendere se e come la loppa d’altoforno “incriminata”, venduta a Cementir Italia di Taranto per la produzione di cemento, sia in regola o meno. E’ decisamente più grave, invece, la posizione di Enel di Brindisi: le indagini eseguite con l’ausilio di intercettazioni telefoniche hanno dimostrato come le figure dirigenziali della società siano state perfettamente a conoscenza di tutte le irregolarità scoperte, e di come le ceneri di carbone, vendute a Cementir, contenessero sostanze davvero pericolose.