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Angela Merkel alla regia della crisi dell’euro

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 La crisi finanziaria che ha colpito l’area dell’euro dovrebbe raggiungere l’apice nel 2012. Certo, alcuni governi sono stati cambiati (Irlanda, Grecia e Italia), severe misure di austerità sono state attuate per rafforzare la credibilità finanziaria degli stati più indebitati e dei fondi sono stati stanziati a sostegno delle banche alle prese con il debito sovrano. Ma questo non sarà sufficiente. “L’anno 2012 sarà sicuramente più difficile di 2011”, ha avvertito il cancelliere tedesco Angela Merkel nel suo messaggio di Capodanno.

Mentre molti paesi della zona euro si troveranno ad affrontare una recessione e i mercati finanziari dovranno assorbire significativi rifinanziamenti di debiti sovrani  (400 miliardi di euro da parte dell’Italia), i leader europei non devono solo trovare soluzioni alla crisi attuale, ma dare un nuovo impulso al lavoro di consolidamento della governance politica ed economica dell’Europa.

Infatti, la crisi finanziaria europea ha evidenziato l’inadeguatezza del quadro istituzionale, da 60 anni istituito dai leader europei per rendere l’Europa più efficiente più forte e più influente sulla scena mondiale. Fondata nel 1992, l’UE ha perso la propria influenza, a vantaggio degli accordi intergovernativi. Per quanto riguarda l’Unione economica e monetaria (area euro), fondata nel 1999, questa si è rivelata principalmente monetaria, poiché i paesi che hanno aderito all’euro non sono mai stati posti sotto un’autorità che consentisse un coordinamento efficace delle loro politiche fiscali. Si tratta di un work in progress. I paesi che aderiscono all’area dell’euro dovevano rispettare due criteri principali (deficit di bilancio non superiore al 3% del prodotto interno lordo [Pil] e debito nazionale non oltre il 60% del PIL), ma tale disciplina non è stata seguita. Quando la crisi finanziaria del 2008 è venuta alla luce, molte banche europee sono state soccorse dai rispettivi Stati, cosa che ha spinto il loro indebitamento a un livello insostenibile.

Il bilancio dell’euro è, nel complesso, positivo. Ha ottimizzato il commercio e la contabilità per le aziende e gli Stati, e ha dato all’Europa una moneta forte (fin dalla sua nascita nel 2002, l’euro si è apprezzato del 30% rispetto al dollaro USA). Per contro, i paesi membri della zona euro hanno fallito nella gestione delle proprie finanze pubbliche.

Per risolvere l’attuale crisi, i leader europei si scontrano su due teorie:

I fautori della dottrina keynesiana (dal nome del famoso economista britannico John Maynard Keynes), secondo cui gli stati possono intervenire in maniera massiccia per stimolare o rallentare l’economia, vorrebbero che la Banca centrale europea (BCE) emettesse obbligazioni europee o stampasse del denaro a beneficio degli stati europei, così come fa la Federal Reserve negli Stati Uniti. Nicolas Sarkozy fa parte della scuola.

L’altra teoria, l’ordoliberalismo, di cui Angela Merkel è un discepolo, si fonda sulla fiducia accordata alle forze di mercato e presuppone un evento statale limitato a un quadro istituzionale specifico, per evitare errori come quelli che la Germania ha già conosciuto. Così, la BCE deve attenersi al suo ruolo di protezione dell’euro contro l’inflazione e non deve stampare denaro. Pertanto, rinunciando allo strumento della politica monetaria e non avendo più denaro da svalutare per diventare più competitivi, gli stati hanno un solo modo per ridurre i costi: pagare i debiti stringendo la cinghia. Da qui discendono i programmi di austerità imposti ai trasgressori da parte della Germania, con il supporto della reticente Francia.

Il futuro è incerto perché la teoria di Angela Merkel potrebbe vacillare. Se il” regime di magra” che impone aggravasse la recessione europea e se i mercati reagissero molto negativamente, il cancelliere potrebbe essere costretto a fare un passo indietro, e delle concessioni, vale a dire consentire alla BCE di emettere obbligazioni europee o stampare denaro. In un caso come nell’altro, la Germania ne uscirà vincente. Non solo il settore manifatturiero è già il più importnate e il più competitivo in Europa, ma la svalutazione di quasi il 20% della moneta unica dal 2008 rappresenta un enorme vantaggio per le sue esportazioni. Attrice protagonista e indiscussa della soluzione che sarà trovata alla crisi, Angela Merkel sarà ancora più influente.

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