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Crisi debito: la zona euro accelera. Modifica trattati ed Eurobond

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 Il dibattito circa una maggiore intervento da parte della Banca centrale europea (BCE) per sostenere i paesi in difficoltà – cui la Germania è ormai l’unico a opporsi – è tornato a infuocarsi, soprattutto alla luce del nuovo contesto di crisi. Sulla Francia, ma anche sull’Austria, sulla Finlandia e sui Paesi Bassi, si è acuita la pressione da parte degli investitori; si tratta di paesi che fino a pochi giorni fa erano ritenuti al sicuro e poco esposti a eventuali rischi connessi al deteriorarsi della crisi del debito, in virtù della loro tripla A.

I leader europei hanno impresso una nuova accelerazione ai negoziati in vista di una ridefinizione radicale della zona euro, al fine di conferirle poteri federali in materia fiscale ed economica, e nel tentativo di trovare il percorso più breve per arrivarci. Il tempo corre velocemente, e il passo sembra essere scandito dalla Germania.

L’obiettivo tedesco è quello di ottenere nel brevissimo termine una revisione limitata dell’articolo 126 del trattato UE per introdurre un severo controllo di bilancio che coinvolga la Corte di giustizia dell’Unione europea, prima di lanciare una revisione più profonda dei testi europei.Consapevole di essere di fronte ad una situazione esplosiva, il presidente dell’esecutivo comunitario, Jose Manuel Barroso, ha aumentata nelle ultime settimane gli appelli all’unione. Mercoledì, in un esercizio di sintesi tra le opinioni divergenti di 17 paesi membri dell’euro, la Commissione proporrà che siano affidati alla Commissione europea dei poteri intrusivi nei bilanci nazionali, al fine di aprire la strada alla emissione congiunta di debito. Che sia la modifica del trattato o la creazione di eurobond, queste soluzioni richiedono almeno un anno per poter essere implementate e rischiano di scontrarsi con una brusca accelerazione del calendario innescata dall’aggravarsi della situazioni francese, italiana e spagnola.

Lunedi, l’avvertimento dell’ agenzia di rating Moody’s sul rischio che il downgrade, quindi la perdita della “tripla A” della Francia, comporterebbe un aumento dei costi di finanziamento ha ravvivato la pressione sul debito sovrano nella zona euro e i mercati azionari europei sono precipitati. In Spagna, dove la schiacciante vittoria dei conservatori alle elezioni di Domenica era stata giudicata come positiva per l’attuazione delle misure fiscali, non ha saputo rasserenare i mercati. Ancora preoccupante sono i dati astronomici delle scadenze di rifinanziamento del debito italiano, che danno una idea precisa del fitto calendario all’interno del quale i leader europei devono muoversi.

Se gli importi di dicembre e gennaio (40 miliardi di euro) rimangono gestibili, quelli di febbraio, marzo e aprile (150 miliardi), sono vertiginosi e richiedono una soluzione strutturale alla crisi del debito. Tanto più che il rischio di una seconda recessione negli stati della zona euro si delinea sempre più nettamente, e potrebbe continuare ad aumentare il nervosismo sui mercati obbligazionari.

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