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Crisi: estate bollente per zona euro

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 Per l’area dell’euro si preannuncia una estate rovente. Nienete di nuovo, in verità. Si tratta di qualcosa con cui stiamo facendo i conti dal 2007 almeno. Le tensioni persistono, soprattutto sui tassi di interesse, mentre i mercati azionari, particolarmente volatili e vulnerabili, seguitano la loro altalena. Si rischia una febbre improvvisa?
Questa è la grande questione, perché sembra che i traders, i banchieri e i leader europei, negli utlimi anni, si stiano davvere abitundo ad estati  bollenti. E non da un punto di vista meteorologico.In realtà, e i dubbi sono davvero pochi, l’estate 2012 è già calda, ma rispetto alle precedenti le attenzioni e le preoccupazioni, sono rivolte ai tassi di interesse piuttosto che alle borse (mercati azioniari), ai quali il pubblico è certo più sensibile. Ma la crisi è ancora là fuori, e si sente. La vera questione è se un nuovo e violento episodio sia possibile.

Dall’ultimo Consiglio europeo, la situazione è rimasta tesa sui mercati, con il divario tra Europa del Nord e del Sud sempre più accentuato. Da un lato, sette paesi stanno prendendo in prestito denaro a tassi negativi a breve termine, in qaunto considerati Stati solidi e virtuosi, dei rifugi. Chiaramente, gli investitori sono disposti a perdere soldi per giocare sul sicuro, e senza rischio alcuno. Stiamo parlando, in particolare, di Germania, Francia, Paesi Bassi, Finlandia e Danimarca. D’altra parte, Italia e Spagna continuano a pagare a caro prezzo i loro prestiti, perché i capitali, asiatici e americani in primis, li evitano. I mercati hanno tagliato in due l’Europa.

Nel frattempo i governi europei si stanno muovendo su tre linee di difesa.
1) Il Piano di aiuti per la Spagna , che dovrebbe mettere al sicuro le banche del paese. In particolare, 30 miliardi di euro saranno disponibili la prossima settimana. Tecnicamente, si tratta di separare i rischi bancari da quelli sovrani.
2) La Banca centrale europea (BCE) aiuterà la Grecia a superare l’estate e a pagare i propri dipendenti.
3) Parigi e Berlino hanno chiesto a Bruxelles di non “andare in vacanza” per poter avanzare nel progetto di istituzione di una unione bancaria, una delle misure ritenute fondamentali per uscire dalla crisi e salvare il progetto europeo.

Cosa possiamo aspettarci nel mese di settembre? Torneremo ad occuparci della Grecia? Se Atene vuole rimanere nell’euro deve cancellare i suoi debiti, e questa volta saranno i contribuenti europei a pagare, non solo le banche. Il dibattito sull’utilità di questo sforzo (chi ce lo fa fare?) rimane aperto e oggetto di profonde divergenze in Europa.