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Crisi settembre zona euro

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 Dopo un agosto all’insegna della (relativa) tranquillità, gli investitori sembra debbano preparasi ad un settembre bollente. Dopo la calma la tempesta? In effetti, tra la recessione in Europa, l’indecisione e la divisione tra i leader della zona euro, la situazione di Spagna e Italia, costrette  a prendere in prestito a tassi molto elevati, il riaffacciarsi delle preoccupazioni per la Grecia, il cocktail è davvero esplosivo. Il presidente della BCE Mario Draghi ha cercato di convincere i mercati circa l’irreversibilità dell’euro, dichiarando di  essere pronto a fare tutto quanto si renderà necessario per preservare la moneta unica. Parole incoraggianti (atto dovuto?) che hanno in parte contribuito ad allentare le tensioni sui mercati ma che per il solo fatto di essere state pronunciate, sollevano alcuni dubbi.  Il piano di Draghi, in questa fase, presenta infatti una notevole mancanza di dettagli: tempi, modalità, durata e ammontare dell’intervento. Questo alimenta le speculazioni e si presta a facili smentite.

Il capo della BCE ha suscitato molte speranze. Ma il rischio è quello di creare una grande delusione se l’intervento dell’istituto di Francoforte dovesse essere abbandonato, ritardato o distorto a causa dell’opposizione tedesca (Berlino stima che un intervento massiccio della banca centrale possa innescare una impennata dell’inflazione e promuovere un certo lassismo fiscale da parte degli stati) . La prossima conferenza di Draghi, attesa per il 6 settembre, sarà seguita con particolare attenzione.

La possibile azione della BCE dipende altresì dalla decisione della Spagna di chiedere (o meno)  aiuto al firewall dell’area euro per salvare un’economia strozzata dal crollo del settore bancario, vittima dell’esplosione della bolla immobiliare. La BCE, infatti, non interverrà per comprare il debito spagnolo fino a quando Madrid non formalizzerà la propria domanda di aiuto al Fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF). Finora il premier Mariano Rajoy si è rifiutato di farlo, temendo l’imposizione di drastici termini di ristrutturazione.

Ma questo non è tutto. Nel mese di settembre, le aspettative relative alla gestione della crisi nella zona euro sono molto elevate. Il 12 settembre, la Corte costituzionale tedesca di Karlsruhe si pronuncerà sulla legittimità del fondo di salvataggio permanente della zona euro, il meccanismo europeo di stabilità (ESM), che succederà all’EFSF. Berlino non può ratificare senza questo via libera. Allo stesso tempo, in Olanda si terranno le elezioni legislative anticipate: nei sondaggi, i socialisti euroscettici, sono gomito a gomito  con i liberali. in caso di vittoria dei primi, il rischio potrebbe essere quello di una radicalizzazione della posizione dei Paesi Bassi nei negoziati europei.

E poi la troika: la squadra dei creditori internazionali (UE,FMI,BCE) dovrà pronunciare il proprio verdetto sui progressi compiuti dalla Grecia (in proposito, Grecia fuori da euro a settembre?) in materia di riforme: l’adozione delle misure (tagli e austerità) imposte alle autorità elleniche, rappresenta infatti la conditio sine qua non per  il pagamento di una tranche di ulteriori 31,5 miliardi di euro al paese. Il primo ministro greco Antonis Samaras auspica di ottenere  una proroga di due anni, con cui far slittare al 2016 il raggiungimento degli obiettivi di bilancio. “Nein”, dice per il momento la Germania in attesa di conoscere la relazione degli esperti.

Il 14 e 15 settembre i ministri delle Finanze dell’Unione europea si riuniranno a Cipro per discutere sul contenuto dei programmi di aiuto destinati a Grecia (Grecia rimandata a ottobre), Cipro, Spagna e anche l’Italia.

Patrick Artus, capo economista di Natixis ritiene che la crisi della zona euro potrà continuare per vent’anni. Secondo il ricercatore, solo quando le famiglie si saranno sufficientemente alleggerite dei propri debiti, le economie avranno  ricreato i posti di lavoro persi nei vari settori e i disavanzi di pubblici saranno stati notevolmente ridotti, si potrà tornare a vedere la luce in fondo al tunnel. Sembra che la strada sia ancora decisamente lunga…