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Il declino inesorabile delle fiat currencies

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 Se un diamante è per sempre, lo stesso non può dirsi per le cosiddette “fiat currencies: si tratta delle valute che vengono create in maniera artificiale, praticamente dal nulla, in totale assenza dei consueti corrispettivi. Questo vuol dire che le monete in questione non hanno potuto beneficiare di un collegamento all’oro o agli altri metalli preziosi, come avviene nei casi delle unità più forti. Ecco perché queste fiat currencies non sono durate molto, anzi si sono svalutate in maniera progressiva fino a raggiungere lo status di “carta straccia”.

Ma quali sono stati nel corso della storia questi pezzi di carta senza valore? Non sono certo pochi i sistemi monetari che hanno incontrato il fallimento nel giro di breve tempo. Tra l’altro, non ha alcuna importanza il fatto che si tratti di un paese in via di sviluppo o maggiormente avanzato, come anche la stabilità economica, un requisito che non ha impedito il crollo dei sistemi a cui si sta facendo riferimento. Un esempio interessante dei tempi nostri risale al 1932: in quel periodo, infatti, l’Argentina vantava l’ottava maggiore economia a livello mondiale, ma fu allora che il sistemo collassò in maniera rovinosa.

Lo stesso discorso può essere fatto per il Messico e il cosiddetto “Tequila Hangover”, evento che fece svalutare in un tempo decisamente rapido il peso locale (nel 1994 per la precisione). Nel 1997, poi, il baht thailandese è riuscito a perdere moltissimo terreno, a causa del differenziale rispetto ad altre nazioni asiatiche, quali la Malesia, le Filippine, l’Indonesia, Hong Kong e la Corea del Sud. Gli ultimi due esempi sono quelli della Russia e dello Zimbabwe. Nel dettaglio, il rublo è divenuto un vero e proprio incubo per gli investitori nel corso del 1998, a causa di una speculazione mista alla recessione economica. Per quel che riguarda la nazione africana (la pericolosa situazione valutaria dello Zimbabwe), attualmente sta vivendo una iperinflazione spaventosa.