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L’Europa è in fiamme?

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 L’Europa è (di nuovo) in fiamme. Dopo il protest-day di ieri a Bruxelles e in Spagna arrivano nuovi preoccupanti dati economici. Si comincia con l’Irlanda, dove il governo ha annunciato che assumerà il controllo della Allied Irish bank, al prezzo di 3 miliardi di euro, e anche il ministro delle finanze Brian Lenihan ha dovuto abbandonare il suo tradizionale ottimismo: le ultime cifre sono “orrende ma gestibili” spiegando che quest’anno il deficit pubblico supererà il 30 per cento del Pil (la soglia massima è il 3 per cento) a causa del conto pagato dallo Stato per il salvataggio di altri due istituti: Anglo Irish e Irish Nationwide. Continuiamo con il Portogallo. Il commissario agli affari economici, Olli Rehn, la settimana scorsa aveva ammonito Lisbona auspicando nuove misure di austerity al più presto. Gli interventi sono arrivati nella finanziaria 2011: per ridurre il debito verranno tagliati del 5 per cento gli stipendi dei dipendenti pubblici che percepiscono una paga superiore ai 1.500 euro mensili. Tagli fino al 10 per cento per compensi più elevati contestualmente con un aumento dell’Iva dal 21 al 23 per cento. Il piano piace a Bruxelles ma rischia di frenare ancora di più l’economia lusitana. Ai vicini spagnoli non va meglio. Zapatero è sotto attacco da parte dei sindacati che non hanno digerito la nuova riforma del lavoro definita dei “licenziamenti facili”. E intanto la società di rating Moody’s ha declassato la solidità del debito spagnolo, che perde la tripla A con giudizio modificato a Aa1 con outlook stabile. Stima che si allinea con quella della altre due grandi agenzie Standard&Poor’s e Fitch che avevano già provveduto al declassamento prima dell’estate. Il motivo? “Preoccupazione per le prospettive economiche della Spagna e il considerevole deterioramento della forza finanziaria del governo”, che intanto assicura: siamo un paese affidabile, c’è troppo pessimismo.