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Eurozona, ecco come uscire dalla crisi

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 Secondo quanto reso noto dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), e diffuso  in un rapporto pubblicato dallo stesso istituto di Washington, la crisi continua a minacciare la sopravvivenza della zona euro, nonostante i progressi compiuti durante l’ultimo vertice UE. Il Fondo, guidato da Christine Lagarde,  auspica che il progetto di unione bancaria si concretizzi rapidamente ed esorta la BCE ad agire.

Nonostante le importanti decisioni politiche adottate all’indomani del summit dei leader europei, i mercati finanziari restano sotto considerevole tensione in alcune parti della regione, mettendo in discussione la sostenibilità della stessa Unione monetaria. Questo, in sintesi, il monito lanciato dall’Fmi e contenuto nella sua relazione annuale sull’area euro.La diagnosi ha fatto eco al discorso pronunciato dal Cancelliere tedesco, Angela Merkel, che si è proclamata “ottimista” ma non “certa” del successo del progetto europeo, perché “alcuni paesi in Europa hanno ancora molto lavoro” da fare per riconquistare la fiducia dei mercati.

Il FMI ha constatato nella sua relazione che “i legami negativi tra la finanza, le banche e l’economia reale sono più forti che mai”. Per ovviare a questo problema, la priorità è da assegnare all’attuazione di una unione  bancaria in tutta l’area dell’euro, con una supervisione comune, una garanzia sui depositi e un’autorità incaricata di gestire i fallimenti bancari.

Il FMI stima che sono stati compiuti progressi in questa direzione, soprattutto all’indomani del vertice Ue del 28 e 29 giugni, ma è necessario muoversi più velocemente, con un’azione concertata e convincente. Infatti, l’aggravarsi della crisi suggerisce che le cause non vengono affrontate, ammonisce severamente il Fondo.

Un ulteriore aspetto su cui Fondo Monetario Internazionale pone particolare accento, è la necessità di adottare misure per rilanciare la crescita, prevista in calo dello 0,3% quest’anno e dello 0,7% nel 2013 (contro lo 0,9% previsto in precedenza). A tal fine, è necessaria una maggiore e migliore competitività poiché l’area dell’euro sta perdendo terreno rispetto ai concorrenti. Il Fondo chiede riforme strutturali (che passano per una revisione del mercato del lavoro, dei sistemi pensionistici e della fiscalità) che potrebbero tradursi in una crescita del PIL del 5% in cinque anni.

Nel frattempo, la BCE può e deve intervenire: “Dato che l’inflazione è bassa e in diminuzione, la BCE ha la capacità di tagliare ulteriormente i tassi e implementare le misure non convenzionali che potrebbero alleviare la pressione di alcuni mercati”.
Il FMI aggiunge inoltre che sarebbe opportuno accordare alla BCE, che non può legalmente finanziare gli Stati, uno status di prestatore di ultima istanza, per rompere il circolo vizioso per cui gli Stati fortemente indebitati chiedono prestiti alle banche, esponendo queste ultime al rischio connesso al possesso nei propri portafogli dei titoli sovrani.

Un’economia debole e un rischio inflazionistico limitato giustificano i tagli dei tassi della la BCE ma, puntualizza, il Fondo, si potrebbe anche ricorrere a un quantitative easing con l’acquisto di titoli di Stato, dopo una pianificazione predefinita. “Tuttavia, è probabile che QE contribuirebbe anche a una riduzione dei rendimenti nei paesi dove sono già bassi, come in Germania”, sottolinea il Fondo, che raccomanda il rilancio del programma di acquisto dei titoli (SMP) e un nuovo rifinanziamento a lungo termine (LTRO). La BCE ha già iniettato più di 1000 miliardi di dollari di liquidità nel sistema bancario attraverso le sue due operazioni di rifinanziamento a due e a tre anni, avvaite nei mesi di dicembre e febbraio.

Infine, il Fondo  ritiene che l’area dell’euro dovrebbe rafforzare l’integrazione di bilancio mediante la mtualizzazione del debito. Il FMI non menziona esplicitamente gli eurobond, nei confronti dei quali cui la Germania è particolarmente riluttante, ma cita in particolare la capacità di creare “eurobills”, vale a dire la condivisione di debito emesso a breve termine da parte dei paesi della zona euro e di instaurare un fondo di ammortamento del debito.