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Fed, Bernanke: “Dollaro forte, resterà moneta di riferimento”. Pericolo deflazione in calo, necessario tempismo sul Quantative Easing

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 “I risultati degli stress test condotti sulle 19 maggiori istituzioni americane dovrebbero restituire un po’ di fiducia al pubblico e agli investitori, in quanto gli esami sono stati condotti in modo rigoroso e ampio.” Così ha detto Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve, nel suo intervento ad Atlanta. Quanto emerge dagli stress-test è risultato che “incoraggia” i vertici dell’Istituzione oggi più che mai impegnati nel “difficile compito” di garantire la stabilità dei prezzi. Si intravedono segnali confortanti: l’allarme deflazione è in diminuzione, e i rischi stanno “rientrando”. Secondo quanto riferito dal Fomc (Fedral open market committee) il tasso d’inflazione “appropriato” sarebbe compreso nella forchetta 1,5%-2%.
Le manovre Fed sono anche volte a mantenere forte la divisa americana. Lo stesso Bernanke ha dichiarato in diretta televisiva che “il dollaro resterà forte perché l’economia degli Stati Uniti è forte”, nonostante la congiuntura sfavorevole – un refrain per la verità già ripetuto da Barack Obama. Per questo il presidente Fed si dice certo che “in un futuro prevedibile, il dollaro (resterà) la moneta di riferimento per le riserve e per gli scambi.”
Ad Atlanta non manca spazio per parlare del Quantative Easing, la misura di politica non convenzionale adottata da Fed e BoE. Per quanto riguarda gli Stati Uniti Bernanke ha dimostrato, almeno a parole, di sapere qual’è la direzione da seguire nel momento in cui l’economia tornerà ad espandersi. Per questo, sostiene Bernanke, sarà fondamentale cessare di sorreggere l’economia con l’immissione di moneta per evitare di gettare i germi di un’inflazione dagli effetti devastanti.