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Fed, possibile consolidamento rischio inflazione

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Secondo la Fed vi sono possibilità che il rischio inflazione sull’economia si consolidi, portando a conseguenze importanti anche per i cittadini.

Fed pronta a tutto

È questo che in pratica si legge all’interno dell’ultimo verbale della Fed. La situazione negli ultimi mesi, in tutto il mondo, si è rivelata abbastanza precaria per quanto riguarda  prezzi e la loro gestione.

A contribuire in tal senso ci ha pensato anche l’attacco della Russia nei confronti dell Ucraina che, tra le altre cose, ha esacerbato la crisi energetica iniziata alla fine del 2021. La Banca Centrale americana non ha intenzione di rimanere a guardare e ha deciso di lavorare sulla sua politica monetaria per aggiustare il tiro.

E ci si aspetta che nel corso della sua riunione di fine luglio alzi i tassi d’interesse dello 0,50% o dello 0,75%. Va ricordato che nel corso dell’ultimo incontro tenutosi a metà giugno, la Fed ha optato per un aumento dei tassi dello 0,75%. E proprio dai verbali è stato possibile verificare l’intenzione di mantenere alti i rialzi a causa delle previsioni sull’inflazione.

A quanto pare la Fed è decisa a mantenere il suo approccio da falco dato che “le prospettive economiche giustificano muoversi verso una linea di policy restrittiva“.  Ed è stato deciso che nel caso in cui  “le pressioni inflazionistiche elevate dovessero persistere potrebbe essere appropriata una linea ancor più restrittiva“.

L’inflazione è un problema anche in Europa, ma per la Fed è diventato il primo nemico da abbattere, onde evitare che vi siano ripercussioni ancora più imponenti sulla popolazione che potrebbero portare al peggioramento di un situazione generale che finora sta tenendo.

Cambio euro-dollaro quasi pari

Altrettanto interessante, prendendo in considerazione il mercato delle monete, è il cambio euro-dollaro, praticamente arrivato alla parità: la moneta unica è scesa al di sotto degli 1,02 in un momento in cui l’Europa sta affrontando anch’essa le sue problematiche. E in particolare il contraccolpo delle sanzioni legate all’attacco russo nei confronti dell’Ucraina.

Non si deve dimenticare che il cambio euro-dollaro sembra risenta anche del differenziale sui prezzi energetici, più alto in Europa. Per quel che riguarda il nostro continente la Bce è pronta ad alzare anche qui i tassi di interesse per la prima volta da undici anni. Dovrebbe avvenire nel corso della riunione del 21 luglio.

La Fed, rispetto alla Bce si sta muovendo comunque in maniera più aggressiva e veloce. Basti pensare che oltreoceano sono già all’1,50% mentre qui da noi ancora a zero. Con una prospettiva di rialzo iniziale pari solo allo 0,25%.