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Forex Insider, l’analisi del mese

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 Visti gli eventi a raffica che si susseguiranno a novembre sembra utile fare una panoramica mensile più che settimanale. Cominciamo. Domani l’America andrà al voto per le elezioni di medio termine. I sondaggi sono favorevoli ai repubblicani che potrebbero ottenere la maggioranza alla Camera, come non succede dal 1930. Ai democratici rimarrebbe il Senato. Uno scenario di divided government. In prospettiva, anche per l’influenza del movimento del Tea Party (anti-sistema, anti-tasse e anti-Obama) è possibile prevedere un restringimento delle politiche economiche, volto a ottenere un rigore maggiore (e una difficile riduzione delle imposte). Primo bersaglio dei repubblicani ringalluzziti potrebbe essere la riforma sanitaria lanciata da Obama a inizio anno, considerata complice di un futuro aumento della pressione fiscale. Tra domani e dopodomani la Federal Reserve deciderà delle politiche espansive con l’acquisto di asset pubblici e dunque iniezione di liquidità. Servirà? E’ considerata una delle più aggressive mosse di politica monetaria e punta a far ripartire il ciclo economico. Probabilmente ci riuscirà con effetti deleteri sul resto dell’economia mondiale (vedi apprezzamento dello yen, e inflazione importata in Cina). Il 7 novembre, invece, in concomitanza con le importanti elezioni in Myanmar, si terranno le amministrative in Grecia, paese tornato sotto pressione sul mercato dei bond insieme a Portogallo e Irlanda. Il risultato delle urne sarà un test per il governo guidato da George Papandreou che di recente ha affermato che se il verdetto dovesse essere contrario alle politiche d’austerità messe in campo da Atene ci sarebbe il rischio di voto anticipato.
Come dimenticare, infine, il G20 dell’11-12 novembre prossimo. A Seul (Corea del sud) i rappresentanti dei governi dei paesi industrializzati si incontreranno per cercare di comprendere le diverse posizioni sul corso delle valute che nelle passate settimane ha dato vita, per diversità di valore, alla “guerra valutaria” scatenata di fatto dalla scarsa coordinazione delle banche centrali. Quel che si sa è che Cina e Stati Uniti definiranno dei tetti al surplus commerciale cinese in particolare per quanto riguarda le esportazioni. Ma non aspettiamoci decisioni radicali dal meeting.