Grecia, referendum: il destino del paese nelle mani del popolo

Il Primo ministro greco George Papandreou ha sorpreso tutti, annunciando Lunedi, 31 ottobre l’indizione di un referendum sull’accordo europeo del 26 ottobre. Il piano, adottato nel dolore da i17 membri della zona euro durante il vertice UE di Bruxelles, prevede la cancellazione di una parte del debito di Atene, in cambio di ulteriori misure di austerità e di una “presenza permanente” degli ispettori della torika, la squadra formata dai rappresentanti di UE, BCE e FMI.  Il referendum che si terrà nel mese di gennaio secondo la stampa greca, ma che potrebbe essere anticipata a dicembre, sarà il primo dopo l’abolizione della dittatura militare nel 1974.

L’ annuncio ha sorpreso tutta l’Europa e ha colto di sorpresa il mercato. Nessuno si attendeva una simile decisione da Papandreou, nemmeno i membri del suo stesso partito, il Pasok. La coppia EUR / USD è precipitata di 500 pips negli ultimi due giorni. I greci dovranno decidere se approvare oppure rifiutare il pacchetto di aiuti firmato la settimana scorsa dai leader UE. La misura principale di questo piano è rappresentata da una riduzione del 50% del debito pubblico detenuto da soggetti privati (banche, fondi di investimento e assicurazioni), un colpo di spugna che cancellerebbe circa € 100.000.000.000 su un totale di 200 miliardi di euro.

Si tratta di una misura cui è prevista la partecipazione del 90% delle banche, secondo quanto riferito dall’Institute of International Finance (IIF), la lobby mondiale delle banche. Questo piano consente di rendere sostenibile l’obiettivo di ridurre il rapporto di idnebitamento del paese al 120% del PIL nel 2020. Per la Grecia, ovviamente, diventerebbe sempre più difficle fare appello ai mercati per il finanziamento. L’accordo prevede per questo di dare alla Grecia acceso a 100 miliardi di euro di prestiti pubblici aggiuntivi.

Dal punto di vista di molti analisti, solo una cancellazione di almeno la metà del debito della Grecia potrebbe aiutare il paese a uscire dalla crisi. Solo che nel contratto. “Una nuova era” si apre per la Grecia. Così si era espresso George Papandreou all’indomani del vertice UE di Bruxelles del 26 ottobre. Il debito pubblico del paese diventa “vitale”, aveva stimato il ministro delle finanze Evangelos Venizelos. Il problema è la contropartita. La Grecia deve ora passare sotto il giogo dei suoi “benefattori”. L’ ultimo accordo prevede infatti non solo controlli trimestrali da parte della troika, ma un controllo permanente. In parallelo, una “task force” della Commissione sta lavorando in loco per ottimizzare l’utilizzo da parte dei paesi dei fondi UE. Con il referendum greco è in gioco il destino della Grecia e la sua stessa esistenza nella zona euro.