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Ignazio Visco, stop tassi possibilmente vicino

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Secondo Ignazio Visco lo stop dell’aumento dei tassi di interesse potrebbe essere più vicino di quel che si pensi. La situazione ormai pesa troppo sull’economia europea.

La posizione di Ignazio Visco

Anche se questa politica monetaria restrittiva è tecnicamente l’unica via da percorrere per frenare l’inflazione. Il governatore della Banca d’Italia più nello specifico ha sottolineato come basandosi sull’evoluzione di “determinati fondamentali di fondo dell’inflazione” e l’inasprimento delle condizioni monetarie, potrebbe essere vicino il momento in cui si potrà smettere di alzare i tassi di interesse.

E di conseguenza anche il costo del denaro. L’economista ha parlato nel capoluogo lombardo nel corso della presentazione del libro “Oltre le colonne d’Ercole” del vicepresidente dell’Ispi Franco Bruni. Ignazio Visco ha sottolineato come gli Stati devono farsi trovare aperti alla possibilità di reazioni utili. Soprattutto nel caso in cui si dovessero presentare di nuovo shock sui prezzi al consumo.

Qualcosa che non dovrebbe accadere ma che anche allo stesso tempo impossibile eliminare dalla platea delle probabilità. Secondo il governatore della Banca d’Italia dobbiamo essere prudenti “nell’orientare il ritorno dei tassi di policy su i livelli in linea con l’evoluzione dell’economia dell’area dell’euro attesa in un equilibrio di medio periodo”.

Spiegato in parole povere bisogna mantenere una politica monetaria restrittiva per assicurarci che l’inflazione possa rientrare stabilmente su quei valori capaci di garantire la stabilità dei prezzi.

Al contempo non dobbiamo dimenticare che gli strumenti messi in campo nel corso del periodo più brutto della pandemia hanno avuto una loro rilevanza, ma non possono essere utilizzati sul lungo periodo. In particolare in questo caso l’uomo parla del Superbonus, supporto dello Stato cittadini alle imprese che sta creando qualche problema.

Il problema del Superbonus

Il Superbonus anche per Ignazio Visco si sarebbe dovuto concludere prima. “Il fatto che sia andato avanti così, addirittura che sia cresciuto”, ha commentato, non doveva accadere. Doveva essere infatti un mezzo con il quale aiutare le imprese e i cittadini a superare le problematiche lavorative della pandemia.

In questo caso i numeri parlano chiaro: la stima iniziale di tiraggio era di 35 miliardi di euro. Lo scorso maggio sono stati raggiunti i 67 miliardi, che potrebbero trasformarsi secondo le stime governative in 90 miliardi totali.

L’istituto di ricerca Nomisma, con le sue stime, sostiene che il Superbonus potrebbe togliere alle casse dello Stato fino a 140-150 miliardi di euro. A quanto pare quello che doveva essere un aiuto senza costi eccessivi si è rivelato qualcosa di ingestibile.

E la situazione economica attuale del nostro paese non consente errori. I conti pubblici vanno preservati soprattutto perché la popolazione che già fatica ad andare avanti non può sostenere altre spese.

Ma dobbiamo accettare che tra superbonus e inflazione la situazione non sia affatto rosea. Come verrà risolta?