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Ita-Alitalia, il nodo esuberi disturba le trattative

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Il nodo esuberi si sta rivelando il più scottante all’interno delle trattative Ita-Alitalia e sindacati: manca poco alla partenza del nuovo vettore italiano e il destino dei lavoratori di Alitalia appare essere ancora molto incerto.

Dipendenti Alitalia allo sbaraglio

Non è una novità: la Commissione Europea ha richiesto discontinuità tra le due società e Ita, per quel che riguarda i dipendenti ha preferito fare recruiting sul mercato. Nella piattaforma dedicata, online fino allo scorso 6 settembre, sono state oltre 29 mila le domande presentate per 2800 posti a disposizione. Se si calcola che le domande presentate dai lavoratori di Alitalia sono state circa 7200, anche nel caso venisse data corsia preferenziale a questi ultimi, gli esuberi finali del personale del vecchio vettore sarebbero comunque oltre 7 mila.

Un numero importante che i sindacati stanno cercando di tutelare in ogni modo. L’idea principale sarebbe quella di richiedere quattro anni di Cigs, fino al 31 dicembre 2025 al fine da coprire la lunghezza intera del piano industriale di Ita. Al momento però le firme sindacali hanno richiesto una estensione iniziale di un anno, fino al settembre del 2022 con la garanzia dell’80% dello stipendio: una cifra ben più alta dei mille euro previsti come tetto massimo per i lavoratori dell’industria.

Una situazione di non facile gestione quindi, soprattutto in virtù delle esigenze di Ita e dei piani del presidente di Ita Alfredo Altavilla che, nel suo piano per la partenza del vettore prevede, secondo indiscrezioni stampa, avrebbe intenzione di limare un poco gli stipendi dei dipendenti per riuscire ad assicurare lavoro a tutti a lungo.

In attesa del parere della Commissione Europea

Le posizioni di Governo, Ita e sindacati al momento non possono essere considerate di facile risoluzione, soprattutto in un momento nel quale si è anche in attesa del parere della Commissione Europea sulla violazione degli aiuti di Stato. Una comunicazione che in molti pensano possa arrivare proprio in queste ore insieme alla lettera con le indicazioni per la partenza definitiva di Ita e il via libera all’aumento di capitale di 700 milioni.

A ogni modo Ita ha riconosciuto la rottura nella trattativa, sottolineando come al momento sia stata “rilevata l’indisponibilità alla firma unitaria dei testi presentati il 6 settembre, requisito imprescindibile per accompagnare la nascita di un progetto così ambizioso e di respiro internazionale” e che “ha preso atto della impossibilità di addivenire a un accordo“.

La compagnia, tra le altre cose, ha reso noto che Cgil-Cisl-Uil e Ugl hanno disertato l’incontro con la società facendo arrivare una contro proposta che escludeva le associazioni professionali delle categorie interessate.