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OCSE: allarme recessione per zona euro

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 “Momento critico” e “situazione molto grave”. E ‘un vero e proprio avvertimento quello lanciato dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), in occasione della presentazione delle nuove previsioni economiche dell’istituto. Dipingendo un quadro oscuro dell’economia globale, Pier Carlo Padoan ha sottolineato la gravità della situazione nell’area dell’euro– la “più preoccupante” –  che attraversa “una lieve recessione” e potrebbe avere “conseguenze devastanti” per l’economia globale.

L’organizzazione ha drasticamente rivisto al ribasso le sue previsioni per il 2012, stimando per i 17 paesi  una crescita del PIL di solo lo 0,2% contro il 2% previsto a maggio. La spirale letale che sta risucchiando i mercati del debito sovrano, così come la sfiducia delle imprese e delle famiglie, che pesa sui consumi e sugli investimenti, l’aumento della disoccupazione –  che colpisce 45 milioni di persone nella zona euro – rappresentano fattori di deterioramento e peggioramento della crisi del debito.

In tre paesi si registrerà una crescita negativa: Italia (0,5%), Grecia (3%) e Portogallo (3,2%), posti, questi ultimi due, sotto assistenza finanziaria internazionale. La locomotiva europea non sarà risparmiata dal rallentamento: il PIL tedesco crescerà solo dello 0,6% contro lo 0,3% della Francia.

Senza un’azione rapida, avverte l’OCSE, questo scenario potrebbe volgere al peggio: recessione,   default di uno stato, l’uscita di un paese della zona euro o, persino, il crollo dell’euro. In questo contesto, l’urgenza è quella di fermare il contagio, responsabilità che incombe sulla Banca centrale europea (BCE), la quale deve “svolgere un ruolo chiave nel fornire le risorse necessarie”. “La BCE può agire da sola o con l’EFSF (Fondo europeo di stabilità finanziaria), è un primo passo essenziale”, ha detto Pier Carlo Padoan, che ha anche esortato una rapida applicazione del fondo di Salvataggio, come concordato il 27 ottobre.

“Dobbiamo chiarire il funzionamento del Fondo, aumentando la sua potenza di fuoco e applicare l’haircut volontario del debito sovrano greco”. Un’altra priorità è quella di ristrutturare il settore bancario e ricapitalizzare le banche per evitare una stretta creditizia (credi crunch).

Sulla delicata questione degli eurobond, Padoan riconosce che “potrebbe essere uno strumento” per stabilizzare i mercati e stimolare la crescita. “Ma questo non dovrebbe essere una alternativa al consolidamento fiscale”. Gli europei sono in primis chiamati a costruire una solida unione monetaria e una governance più credibile, pur perseguendo la strada delle necessarie riforme strutturali, concentrandosi sui mercati del lavoro e dei prodotti per migliorare la produttività.

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