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Rete Unica, Vivendi alza asticella per Tim

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In materia di rete unica Vivendi alza l’asticella per Tim. E l’Esecutivo vuole, lo ha ribadito ieri, mantenere condizioni eque e concorrenza tra gli operatori.

Rete unica necessaria per Governo

Su questo il ministro per l’Innovazione tecnologica Vittorio Colao è stato chiaro. Soprattutto perché la volontà del Governo è quella che venga creata una “buona rete” che possa essere utile per gli italiani almeno per i prossimi 50 anni e che sia “in condizioni di sicurezza“. Un interesse spinto tra le altre cose dal fatto che Cdp è al 70% pubblica e quindi investe con i beni degli italiani.

Una precisazione, quella del ministro che arriva a stretto giro dall’intervista rilasciata a Repubblica da Arnaud de Puyfontaine, ceo di Vivendi. Questo, in merito alle trattative con Tim per la rete unica ha deciso di chiedere di più di quello che è stato offerto. Spieghiamo meglio. Il manager ha sottolineato che Vivendi non appoggerà la cessione della rete alla forchetta di 17-21 miliardi che gli analisti hanno indicato per il valore della NetCo.

Ovviamente per quel che concerne la rete unica, un eventuale puntare i piedi da parte dei francesi, in posizione di maggioranza in Tim, potrebbe creare qualche problema.

Come ha ricordato però il ministro Colao, c’è Cassa depositi e prestiti che è intenzionata a sfruttare i soldi del Pnnr per ridurre il digital divide, sfruttando la rete unica risultante tra la fusione di quella di Tim e quella di Open Fiber.

Importante accordo con Vivendi

Questo indica come sia necessario trovare una quadra importante sul valore dei diversi asset coinvolti. Certo, è normale che sia Vivendi che il ceo di Tim Pietro Labriola puntino a guadagnare il più possibile da questa “statalizzazione” della rete.

In base ai conti fatti finora con gli analisti dando ipoteticamente un valore di venti miliardi alla rete Tim, con tanto di dodici miliardi di debiti, Cdp, Kkr e Macquarie dovrebbero pagare altri 6 miliardi per poter completare l’acquisto. Non impossibile ma complessa e comunque al di sotto di quello che vorrebbe il ceo di Vivendi.

Al momento sia da parte dell’Esecutivo che di Cdp non arrivano commenti specifici sulla questione o su una possibile ipotesi di rottura del tavolo delle trattative. Per il momento a Vivendi viene lasciato spazio di richiesta. Anche perché se non arriva il via libera del Governo la rete Tim non può essere venduta ad altri. Pensiamo al golden power.

Importante è la posizione di Cassa Depositi e Prestiti e non solo per quel concerne la rete unica. A Tim la vendita farebbe comodo per sistemare alcuni problemi. E Cdp, tra le altre cose, è anche azionista di Tim e questo potrebbe portarla a riproporre la scissione che assegnerebbe valore alle società separate. In quel caso si realizzerebbe una situazione assolutamente non favorevole sia per l’ex monopolista che per Vivendi.