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Tassi Fed invariati – marzo 2013

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 La Federal Reserve, la Banca centrale (federale) statunitense, ha annunciato di aver lasciato invariati i tassi di interesse di riferimento. Il tutto – afferma la banca in una nota – finchè il mercato di lavoro non mostrerà palesi segni di ripresa. In questo modo l’istituto guidato da Ben Bernanke conferma le attese della vigilia, confermando pertanto il livello minimo storico del tasso di riferimento, pari a 0 – 0,25 punti percentuali, e il piano di acquisto di asset per 85 miliardi di dollari al mese.

Stando a quanto affermato la Fed, “dopo una pausa nell´ultima parte del 2012, sta tornando un ritmo di crescita moderato” nel territorio statunitense. In tale delicato scenario le condizioni del mercato occupazionale  hanno mostrato qualche segnale di miglioramento negli ultimi mesi, sebbene il tasso di disoccupazione sia rimasto sostanzialmente molto elevato.

Di qui la conferma che i tassi resteranno agli attuali livelli sino a che il tasso di disoccupazione si confermerà sopra il 6,5 per cento, una soglia che la Fed indica certamente superata almeno fino al 2014. Contemporaneamente, l’inflazione dovrebbe ritornare in quota 2,5 punti percentuali (per quanto concerne gli ulteriori approfondimenti previsionali formulati dalla Fed, vi consigliamo di consultare questo focus sul beige book di marzo 2013).

Per quanto attiene alle principali previsioni macro, si stima una crescita del Prodotto interno lordo (Pil) 2013 tra il 2,3 e il 2,8 per cento (le precedenti previsioni parlavano di una stima compresa tra il 2,3 per cento e il 3 per cento), mentre le previsioni sull’inflazione passano all’1,3-  1,7 per cento contro precedenti 1,3 – 2 per cento. migliorano anche le previsioni sul tasso di disoccupazione, che dal 7,7 per cento di gennaio 2013 dovrebbe oscillare nell’esercizio attuale tra il 7,3 e il 7,5 per cento.

“Stiamo monitorando con molta attenzione la situazione a Cipro” – dichiara il presidente della Fed Bernanke durante la conferenza stampa – “anche se non ci attendiamo che abbia un impatto enorme e non pone dei rischi elevati per gli Stati Uniti”.