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Consob, attenzione alle criptovalute

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Alla Consob proprio non piacciono le criptovalute: il presidente Paolo Savona, senza mezzi termini, si staglia ancora una volta contro questo strumento finanziario, reo di non essere sicuro e di poter rappresentare un grande problema all’interno dell’economia mondiale, proprio come fecero i mutui subprime nel 2008.

Rischio di una crisi globale

La paura è quella che si presenti una crisi di tipo globale come quella di 13 anni fa, in un momento nel quale l’intero globo non si può permettere di affrontare le conseguenze di una crisi delle banche e dell’economia. E’ un vero e proprio allarme quello lanciato dal Presidente della Consob, dato che fino ad ora i classici ammonimenti dati sui rischi che si corrono quando si investe in questo settore sono stati inefficaci tanto quanto le proibizioni stabilite.

Paolo Savona compara l’informatica finanziaria ad una lampada prodigiosa dalla quale è uscito il genio, ovvero le criptovalute: qualcosa di impossibile da rimandare indietro ma che potrebbe essere regolato e gestito in maniera corretta, mettendo in campo delle norme chiare su quelli che sono gli scambi degli strumenti criptati, la nascita delle monete e gli “intrecci presenti tra attività e passività monetarie e finanziarie tradizionali“.

È come se si avesse a che fare con un fiume in piena che è già difficile da gestire e con i suoi rivoli che si insinuano dovunque nella terra: il mondo delle criptovalute è un po’ così: basti pensare che al momento vi sono in circolazione quasi 5000 criptovalute che operano all’interno del mercato di competenza praticamente indisturbate e senza regole.

Qualcosa che, se l’investitore non è preparato, può portare ad una perdita economica importante: la Consob ricorda le centinaia di siti da lei bloccati che truffavano i risparmiatori raccogliendo illecitamente fondi.

Complessità di un mercato senza regole

Le operazioni all’interno del settore delle criptomonete sono sempre più complesse e sono apparse anche delle possibilità di stipula di contratti derivati usando come collaterali proprio le criptovalute. Come ricorda Savona:

Sembra ripetersi l’esperienza antecedente la crisi del 2008, quando i contratti derivati si svilupparono fino a raggiungere una dimensione di dieci volte il Pil globale, assumendo forme complesse che ricevettero un rating elevato“.

L’economia mondiale non si può permettere un tale problema, visto che il mondo è già alle prese con le conseguenze della pandemia di coronavirus e già nel periodo pre pandemico risentiva ancora delle criticità di una crisi che si era teoricamente fermata un decennio prima. L’impenetrabilità della blockchain e la volatilità delle criptovalute rende il settore difficile da gestire, soprattutto senza un corretto impianto normativo, basilare per poter tenere sotto controllo eventuali illeciti.