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Nessuna guerra valutaria per Bernanke

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 Mentre mezzo mondo è alle prese con l’interpretazione dei prossimi movimenti di dollaro e yen, le valute accusate (soprattutto la seconda) di essere protagoniste di una strada volutamente decrescente al fine di agevolare l’export delle rispettive economie, il numero 1 della Fed Ben Bernanke è recentemente intervenuto per respingere fortemente l’ipotesi di una guerra valutaria scatenata dalla politica monetaria accomodante statunitense e, ancor prima, da quella maggiormente certa del Giappone.

Il presidente della Federal Reserve – ricordava il quotidiano Milano Finanza – ha infatti dichiarato che “le principali economie mondiali non stanno svalutando la loro moneta a fini competitivi ma mantengono bassi i tassi di interesse per sostenere la crescita economica”. In particolare, durante una conferenza alla London School Of Economics, Bernanke ha affermato che molti Paesi industrializzati stanno “appropriatamente” perseguendo politiche di allentamento monetario, e nonostante queste possano effettivamente comportare il deprezzamento delle valute di riferimento, ciò non va inteso con la volontà di conseguire, quale ultimo obiettivo, la debolezza delle monete (qui un nostro approfondimento sul fatto che la Cina sia preparata a una possibile guerra valutaria).

Le azioni di cui sopra, in altri termini, guarderebbero solamente al sostegno della domanda aggregata domestica o di quella regionale. “In sintesi” – ha poi concluso il governatore della Fed – “le economie avanzate stanno attualmente portando avanti politiche espansionistiche appropriate per aiutare la ripresa e sostenere la stabilità dei prezzi”.

“Nonostante ciò” – ricordava ancora MF – “Mary Beth Bartels, strategist di BofA Merrill Lynch, ha affermato che il rialzo dovrebbe continuare a meno che lo S&P 500 non scenda sotto la soglia dei 1.530 punti. La stategist ha sottolineato che, dai minimi registrati nel 2009 ad oggi, il mercato ha guadagnato il 131%. Questo rally, ha osservato, rappresenta la sesta miglior performance ciclica dal 1929: “la performance del mercato toro a cui stiamo osservando si piazza dietro al +132% registrato tra il marzo del 1935 e quello del 1937 e ben lontano dal miglior mercato rialzista di sempre, quello tra il dicembre 1987 e il marzo del 2000 che registrò un guadagno del 582%”.