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La nuova riforma valutaria della Corea del Nord

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 La Corea del Nord sta per essere interessata da un nuovo trend dal punto di vista finanziario: in effetti, non è raro trovare in questi giorni nei principali media del paese asiatico dei riferimenti molto chiari ai possibili vantaggi di una riforma valutaria. Che cosa si intende esattamente con questo termine? Già ad agosto era stato pubblicato uno studio che metteva in evidenza il ruolo del governo in relazione al controllo delle scorte di moneta. A luglio, invece, i più importanti quotidiani economici locali avevano notato come l’ammontare di denaro cash in circolazione fosse ormai sotto stretto monitoraggio a opera delle banche.

Forse è troppo presto per parlare di una vera e propria riforma, anche perché gli argomenti a favore e a sfavore di un intervento così drastico e drammatico finora si equivalgono. Come molti paesi comunisti, la Corea del Nord vanta una storia illustre per quel che concerne le riforme monetarie, la più recente delle quali è stata introdotta appena tre anni fa. L’iter seguito in questo caso è sempre lo stesso: i cittadini dello stato in cui la riforma prende piede vengono informati del fatto che il loro denaro dovrà essere cambiato nel giro delle settimane successive in una nuova divisa.

Il tempo messo a disposizione per lo scambio è davvero molto breve e il contribuente medio va incontro a una serie di problemi di non poco conto. Come è stato specificato, l’ultima rivoluzione di questo tipo ha avuto luogo nel 2009, ma se ne ricordano altre nel 1959, nel 1978 e nel 1992, una vera e propria “tradizione”. Tra l’altro, riforme simili provocano nella maggior parte dei casi un aumento dell’inflazione, a cui fa seguito, nel giro di un anno, il ritorno ai livelli precedenti l’intervento valutario. Il fatto che se ne parli ancora a livello mediatico significa che una nuova versione è stata già preparata o che se ne è discusso negli ambienti più importanti.