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Bce e fine quantitative easing fanno crollare l’euro

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Sebbene fosse un annuncio che si poteva definire quasi nell’aria da tempo, la reazione della moneta unica europea nei confronti dello stop del quantitative easing della BCE a gennaio 2019 è stato devastante: l’euro ha infatti perso terreno in modo sostanziale nei confronti del dollaro.

La situazione è decisamente peggiore di quella già sperimentata dopo l’annuncio della Brexit. Dato come si stavano mettendo i mercati in questi ultimi giorni ci si sarebbe dovuto aspettare una simile reazione dal mercato valutario. Per quanto le parole di Mario Draghi siano state comunque pronte ad assicurare sostegno in caso di necessità. Ad ogni modo l’annuncio ha fatto sì che il dollaro si rafforzasse in modo cospicuo e non solo per via dell’aggressività mostrata dalla Fed nelle sue politiche: la reazione degli investitori nel mercato monetario era qualcosa di cui tenere conto. La mancanza di sostegno monetario elargito attraverso l’acquisto dei titoli di Stato avrà la sua influenza sull’economia degli Stati membri e sul valore dell’euro.

Tecnicamente quel che è successo è molto semplice da spiegare: l’euro ha bucato le soglie di 1,18 e 1,17, arrivando ad 1,16 ed riuscendo poi a scendere fino ad 1,1555, ovvero il valore più basso dallo scorso 30 maggio. Per la moneta unica europea questa settimana è stata la peggiore dal novembre del 2016: vero è  allo stesso tempo che attualmente il dollaro soffre molto per la questione dei dazi e del conseguente protezionismo di risposta che le economie mondiali stanno preparando di rimando. Non è detto quindi che il conio europeo non possa riprendersi in modo sostanziale